Fiori azzurri: i ceanothus

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L'angolo sui toni del blu del mio terrazzo si arricchisce. Assieme a plumbago e passiflora caerulea, quest'anno ho inserito campanule bianche e violette, due agapanti di piccola taglia, e un ceanothus. Dei primi due ho già scritto (qui l'articolo sul plumbago e qui quello sulla passiflora).
Inizio ad illustrarvi le altre specie parlandovi del ceanothus, arbusto dai fiori a spiga di una bella tonalità di celeste.






By Stan Shebs, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3232069


Appartiene alla famiglia delle Ramnacee (famiglia simile alle Rosacee, il cui esponente più famoso forse è l'albero del giuggiolo) ed è originario delle zone calde dell'America del Nord, in primis la California. Per questo il nome comune con cui è conosciuto, dovuto anche alla forma dei fiori, è lillà della California. Esistono una cinquantina di specie, sempreverdi o meno; la maggior parte sono arbusti alti, ma non mancano i piccoli alberi. Avendo necessità di una pianta di taglia contenuta da coltivare in vaso, ho scelto di acquistare la specie più piccola, con portamento coprisuolo e/o rami ricadenti, alta a maturità circa un metro: ceanothus thyrsiflorus repens (il secondo termine vuol dire "dai fiori simili al tirso", il bastone sacro al dio Dioniso/Bacco; il terzo indica in botanica il portamento strisciante dei rami).


By A. Barra - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3964595


Ha foglie piccole, ovali, verde-grigio, abbastanza coriacee. I fiori compaiono in tarda primavera (maggio-giugno) e in certi climi possono arrivare a fiorire fino ad agosto. Sono pannocchie di minuscoli fiori, nei toni dell'azzurro (altre specie fioriscono in blu-violetto, ed esistono cultivar a fiore bianco e rosa). Nelle zone di origine creano scenografie spettacolari, essendo arbusti che possono arrivare a diversi metri di altezza. In particolare le specie più basse hanno portamento più o meno arcuato, per cui assumono forme di grandi cuscini fioriti, e l'abbondanza della fioritura lascia comunque una leggerezza d'insieme che affascina senza sembrare opulenta.


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Sono piante che amano i climi temperati caldi, tollerano l'aria salmastra, per cui si adattano benissimo alle zone costiere del nostro Paese. Da noi però non sono molto diffusi, a differenza che nei paesi anglosassoni dove sono molto ben presenti e considerati, nonostante molte specie non tollerino il freddo. Il repens è uno dei più resistenti. Vanno comunque coltivati in zone riparate. Sono piante che amano terreni neutri o lievemente acidi, si adattano a quelli solo lievemente calcarei; rischiano di ammalarsi in caso contrario di clorosi. In aggiunta a questo possiamo dire che non tollerano assolutamente ristagni, il terreno deve essere di facile sgrondo.


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Andiamo più nel dettaglio delle esigenze di coltivazione.

Esposizione: amano posizioni soleggiate, anche se in zone molto calde e' consigliabile la mezz'ombra, specie per il thyrsiflorus che ama zone più fresche. Si adatta molto bene alle zone costiere, un po' come gli agrumi! Molte specie non tollerano temperature inferiori ai 5 gradi, mentre il thyrsiflorus è più resistente e può crescere bene anche nel clima temperato della maggior parte delle regioni italiane, se messo in posizione riparata dai venti freddi che sono letali.

Terreno: terreno di medio impasto, perferibilmente neutro o leggermente acido, quindi con una buona percentuale di torba e con aggiunta obbligatoria di una parte di sabbia e/o perlite, per scongiurare ristagni idrici. Concimare a fine inverno con stallatico, si può provvedere con concimi liquidi di rinforzo durante la fioritura, ma senza esagerare e dimezzando sempre le dosi scritte sulla confezione.

Annaffiature: essendo una pianta tutto sommato acidofila, se l'acqua è molto dura conviene farla decantare aggiungendo torba. In estate le annaffiature devono essere frequenti, specie se la pianta è esposta in pieno sole è bene che abbia il piede appena umido. In inverno invece questa specie tollera solo il clima freddo e asciutto, quindi bisogna intervenire molto poco, quando ci sono dei periodi di siccità invernali o se la pianta non prende acqua piovana. Il rischio è bagnare il pane di terra prima di una nottata fredda, sarebbe uno stress notevole che potrebbe compromettere la salute dell'esemplare. Quindi particolare attenzione nel periodo delle gelate, meglio più asciutto che meno. Non lasciare mai acqua nel sottovaso.

Potatura: non è molto gradita, inoltre, anche senza interventi, la pianta ha di per sé una forma armonica. Io mi limito a tagliare il secco.

Avversità: piante molto robuste se coltivate come si deve, non temono molto i funghi o gli insetti parassiti. Ma possono morire per un minimo ristagno di acqua o per il freddo. Indispensabile quindi provvedere come da note soprastanti. Sono comunque piante meno longeve di altre, dopo una decina di anni possono morire nonostante le buone pratiche di coltivazione, in tal caso conviene semplicemente sostituirle.

Utilizzo: Dipende dalla specie e dall'altezza che raggiunge. Quelli più grandi sono piccoli alberi e devono quindi essere valorizzati in giardino. Quelli più bassi si adattano molto bene ad abbellire il giardino roccioso, a coprire scarpate e terrazzamenti, e anche nelle bordure miste. Si adattano bene al vaso ma devono essere contenitori ampi da cambiare con uno appena più grande ogni due anni a inizio primavera (a maturità serviranno circa 50 cm di diametro e a quel punto è bene rinnovare comunque il terriccio, almeno quello superficiale, sempre con cadenza biennale).

Costo: le piante più piccole e i giovani esemplari si aggirano tra i 10 e i 15 euro, ovviamente più grande è la pianta e più andrà a costare. 

Fitotossicità: non sono piante tossiche, in Nord America sono brucate da alcune razze di cervi, e durante la Rivoluzione Americana nel Settecento fu fatto un tentativo di sostituire il tè con estratti dalla pianta di ceanothus americanus.

Curiosità: si riproducono per talea semilegnosa estiva, perché i semi germinano difficilmente. Pare che nelle terre di origine i semi cadano per terra e rimangano dormienti per anni e anni, spuntando però dopo un incendio. Per questo il ceanothus viene detto anche in certe zone "pianta del fuoco". I semi hanno un tegumento particolarmente duro che il fuoco riesce a scalfire e per provare a seminarli vanno prima lavorati (ammollo, riposo in frigo, scarificazione cioè una specie di limatura della parte esterna... E anche con questi accorgimenti la germinazione in percentuale è piuttosto bassa). 



Link correlati:

- Un articolo di Paolo Cottini con una bella galleria fotografica su Giardini.biz.

- Un video sulla coltivazione e sulla talea semilegnosa dal Portale del Verde


8 commenti:

  1. Il mio non é durato molto, che peccato! Quasi quadi lo riprendo!

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    1. Anche io il primo l'ho ucciso... Spero nel secondo.

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  2. Che bello. Mai avuto, lo vorrei ...

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  3. Chissà che spettacolo vedere i grandi esemplari nelle zone di origine! Intanto tu, con questo e tutti gli altri tuoi fiori azzuri, hai un piccolo privato angolo di paradiso!

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Sicuramente i grandi arbusti californiani sono un'altra cosa rispetto al mio piccolo esemplare... Ma le condizioni un po' estreme della mia zona, con caldo tremendo in estate e molto umido in inverno grazie al fiume e alla zona umida del Padule, e con acqua molto dura, non sono ottimali per la coltivazione. Devo quindi tenerlo in vaso grande e curarlo molto, come già faccio con camelie e gardenie. La cosa più noiosa è annaffiare con acqua oligominerale. :)

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    3. Si può dire che i paradisi bisogna meritarseli... anche quelli terreni! Sei brava ad accudire le tue piante, io ho imparato d'essere troppo incostante e distratta anche in questo, sarà per questo che mi piace dipingere più che coltivare? Se no, povere piante!

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  4. Beh, i momenti zero voglia di fare esistono anche qua! L'aiuto principale è l'impianto di irrigazione. Non fa miracoli coi vasi grandi, ma almeno mi solleva dalle incombenze quotidiane in estate.

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